Oscar 2023 per il miglior film d’animazione, il Pinocchio di del Toro è inaspettato, sorprendente, struggente, ma anche spensierato.
Del Toro dona a Pinocchio – un personaggio che dopo tante reinterpretazioni e remake è facile ci sia venuto a noia – un forte spessore, concentrandosi sui toni più cupi e sugli aspetti esistenziali del personaggio: il suo è un Pinocchio “Frankenstein”, sempre a metà, alla ricerca costante dell’approvazione altrui anche a costo di uccidere la propria personalità (e uccidersi nel vero senso della parola), fino a che comprende la lezione più importante: abbiamo il diritto di essere amati per ciò che siamo.
Il film è ambientato durante l’ascesa di Mussolini, un periodo storico dove molti sanno soltanto obbedire e comportarsi come burattini. E il paradosso messo in scena da del Toro è che l’unico a disobbedire è proprio un burattino.
È il messaggio finale, insindacabile verità, la forza di tutto il film: non si può chiedere a nessuno di essere qualcuno che non è, ma bisogna accettare le persone per quello che sono, nelle luci e nelle ombre.
Non si cambia per amore. Per amore si accetta.