Recensione di Marco Iaccino
Il primo film di Pasolini, ACCATTONE del 1961, segna l’ingresso nella Settima Arte di un uomo dotato di una sensibilità e di un intuito iconografico davvero unici.
Un poeta dietro la cinepresa che guarda la realtà con sguardo sociologico, che ama raccontare le storie di un proletariato brulicante di personaggi spontanei e voraci di vita. Questo film fu un vero e proprio pugno allo stomaco all’ottimismo imperante.
Nessuno prima di Pasolini aveva avuto il coraggio di descrivere l’impietosa vita del proletariato urbano delle grandi città.
Per gli italiani la visione di Accattone fu uno shock, un brusco risveglio dal sogno di ricchezza e spensieratezza. Il taglio visivo del film di Pasolini era durissimo, realistico, quasi documentaristico nel rappresentare una povertà feroce e degradante troppo presto rimossa dall’inconscio del nostro Paese.
Il regista si affidò all’esperienza di Tonino Delli Colli alla fotografia, a Nino Baragli al montaggio e alle scenografie di Flavio Mogherini.
Accattone è una metafora di quella parte di Italia che vive nelle periferie delle grandi città senza alcuna speranza per un miglioramento della propria condizione.
Trama
Vittorio, soprannominato Accattone, è un delinquente che vive nello squallore della periferia romana. Quando si innamora di una giovane donna, l’uomo decide di ravvedersi e vivere onestamente, ma per lui non sembra esserci possibilità di riscatto.
- Titolo: Accattone
- Regista: Pier Paolo Pasolini
- Genere: Drammatico
- Anno: 1961
- Paese: Italia
- Durata: 116 min
- Produzione: Cino Del Duca
Marco Iaccino è laureato al DAMS e si occupa di cinematografia, cortometraggi e fotografia.