ENRICO MACIOCI: L’ESTATE BREVE

Sine Pagina - L'estate breve di Enrico Macioci

Recensione di Antonella Perrotta

“Voglio usare le parole per metterci dentro i ricordi e conservarli il più a lungo possibile … Voglio ricordarmi quello che c’era e non c’è più.”

Enrico Macioci ci regala un romanzo di formazione, L’estate breve edito da TerraRossa Edizioni, in cui – in poche pagine e con una scrittura lineare, ma profonda, erosiva – concentra il sentire dell’adolescente che diventa uomo e dell’uomo che, col pensiero, ritorna adolescente per arrivare a conquistare la piena consapevolezza e accettazione di sé.

Il protagonista è un ragazzino che sogna di diventare un calciatore. È bravo, crede davvero di riuscire da grande a diventare un professionista, ma il confronto con l’amico Michele, che reputa più bravo di lui – e in effetti, lo è, più bravo – sgretola le sue certezze, ponendolo davanti ai suoi limiti. Così, mentre Michele sa bene chi è e custodisce il suo talento nella consapevolezza innata, intuitiva, scritta nella carne e nel sangue, di possederlo, lui si mette in discussione. Il processo di crescita personale passa necessariamente attraverso lo smarrimento che lo porta a rinnegare anche l’altro suo talento: la scrittura. Un talento che cela agli altri quasi fosse una vergogna, che prova a nascondere anche a se stesso e che soltanto l’amico Gianpaolo, come un grillo parlante, gli mostra senza pudore, predicendogli: “Tu farai lo scrittore.”

In questo romanzo c’è l’intero percorso di crescita di un individuo.  

C’è quell’infanzia che contempla l’infinito, che ha in sé la pretesa d’infinito che non conosce la morte e che, non conoscendola – poiché la morte é l’altra faccia della vita – non può neanche ritenersi far parte della vita stessa, quanto piuttosto una premessa. C’è la perdita di questa tragica, dolcissima pretesa d’infinito che pone fine all’infanzia, facendo precipitare in un’età consapevole della finitudine, in un mondo chiuso, un recinto.
C’é l’adolescenza, quell’età meravigliosa ma misteriosa, “quella cosa che arde come il fuoco, ma brilla più ancora”, che offre una “sazietà del corpo e dell’anima, un’interezza mai più provata”, ma allo stesso tempo contiene l’inquietudine della scoperta – scoperta dell’amore, dell’amicizia, degli altri e di sé – le ansie, le paure, le rivalità, le aspettative, i sogni, le delusioni, i dubbi e le domande. È il ponte verso l’età adulta cui si vorrebbe sfuggire per restare sempre bambini, per sfuggire a quel limite dell’infinito.
C’è l’età adulta che richiede il coraggio dell’accettazione di se stessi, dei propri limiti e delle proprie azioni, di ciò che si è riuscito a realizzare nella misura in cui si è potuto realizzarlo, del talento nella misura in cui è toccato, nonché la consapevolezza acquisita che esiste una differenza tra brama e desiderio, tra ossessione e passione, successo e realizzazione e che, ai secondi – desiderio, passione, realizzazione – bisogna guardare.
C’è la libertà conquistata grazie a questo percorso di accettazione che non è fatto di anni, ma di eventi, (il tempo non si compone di secondi o minuti, ma di eventi). Libertà di essere se stessi, di liberarsi da qualsiasi aspettativa.
C’è, infine, anche una riflessione sul valore della scrittura. La scrittura che esprime chi sei e, quindi, la tua voce riconoscibile – ché per essere voce deve essere aderente alla personalità di chi scrive -, la scrittura che offre quella magnifica e magica opportunità di ripercorrere la strada del passato col ritmo del presente o di esplorare una strada nuova, che in passato neanche immaginavamo.

Macioci riesce magnificamente a dar voce al sentire di ognuno di noi, omaggia la nostra esistenza di esseri imperfetti che soffrono, dubitano, si mettono (fortunatamente) in discussione per ritrovarsi liberi nell’accettazione dei propri limiti.

“Nessuna aspettativa ci appartiene tanto quanto noi non apparteniamo ad essa, e ciò che possiamo fare per difenderci dai suoi tentacoli è decidere di essere liberi – un atto interiore che richiede lo stesso esercizio e la stessa volontà che occorrono per diventare un bravo calciatore o un bravo scrittore.”

Consigliato a chi vuole compiere un viaggio in se stesso e ritrovarsi ripercorrendo le proprie fragilità.

L’estate breve, Enrico Macioci, TerraRossa Edizioni, 2024, pagg. 125

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Chi sono

Mi chiamo Antonella Perrotta. Nasco in Calabria la sera che precede il Lammas da madre siciliana e padre calabrese. Osservo, ascolto, leggo, scrivo, amo la Storia e le storie, il narrare e il narrarsi, ma non sopporto il chiasso e il chiacchiericcio. Sono autrice dei romanzi Giuè e Malavuci (Ferrari Ed., 2019, 2022) e di racconti pubblicati in volumi collettanei, blog e riviste. Performer dei miei testi. Fondatrice del blog Sine pagina.
Se ti va, puoi seguirmi sui miei profili social.

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Mi chiamo Antonella Perrotta. Nasco in Calabria la sera che precede il Lammas da madre siciliana e padre calabrese. Osservo, ascolto, leggo, scrivo, amo la Storia e le storie, il narrare e il narrarsi, ma non sopporto il chiasso e il chiacchiericcio. Sono autrice dei romanzi Giuè e Malavuci (Ferrari Ed., 2019, 2022) e di racconti pubblicati in volumi collettanei, blog e riviste. Performer dei miei testi. Fondatrice del blog Sine pagina.

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