Recensione di Antonella Perrotta
“Ultima di sei figli, sono sempre stata una bambina schiva, incapace di conciliare la timidezza con la presenza degli altri …”
A raccontarsi è Anna Freud (Vienna, 1895 – Hampstead, 1982), cui Lucrezia Lombardo dà voce nel romanzo Berggasse 19. Una donna di nome Anna Freud che apre la collana “Le innominate”, curata da Annachiara Biancardino per Les Flâneurs Edizioni, dedicata a donne di talento spogliate della propria identità, offuscate dal loro stesso cognome o da una memoria incompleta del loro, pur prestigioso, operato.
Anna è l’ultima figlia di Sigmund Freud, il padre della psicanalisi.
Partendo dalla casa dei Freud nella via viennese Berggasse 19, la Lombardo fa raccontare alla stessa Anna la sua vita, inizialmente segnata da un rapporto difficile col padre e dal senso d’inferiorità nei confronti di sua sorella maggiore, Sophie, la prediletta di mamma e papà.
Anna, dall’indole solitaria, irrequieta, indipendente, libera, un uccel di bosco in un corpo di donna, riesce con gli anni, non solo a consolidare il rapporto col padre, ma a non cedere al perbenismo borghese che vuole le donne assoggettate agli uomini e votate al matrimonio.
Anna, testarda e incapace di sottostare a qualsiasi forma d’autorità, si dedica allo studio della psicanalisi, diventando presidente dell’Associazione Internazionale di Psicoanalisi e, ancor prima, della Società Psicoanalitica di Vienna fondata da suo padre del quale segue le orme fino a condurre degli studi in autonomia e pubblicare suoi lavori (L’Io e i meccanismi di difesa è tra le sue opere più celebri), occupandosi prevalentemente della psicanalisi infantile di cui, sino ad allora, nessun altro si era occupato seriamente.
E se Sigmund Freud è l’idealista che vuole liberare l’uomo dalle bassezze e dagli istinti bestiali che lo portano alla violenza, alla brutalità, alla stessa guerra, Anna è la giovane donna idealista che vuole comprendere il funzionamento dell’Io in relazione ai conflitti e ai traumi reali e vuole aiutare gli individui a superarli. È la donna che rivolge l’attenzione soprattutto ai bambini traumatizzati dalle guerre, dalle deportazioni, dall’estrema miseria, gli stessi bambini che i governi considerano pesi sociali e futuri criminali da cui liberarsi. È per loro che apre a Vienna le Jackson Nurseries e a Londra le War Nurseries.
Anna vive due guerre e quel che ci sta nel mezzo: crisi economica, epidemia di spagnola, avvento del nazismo, deportazione degli ebrei. Vive lutti familiari, conosce lo stato di rifugiata politica per le origini ebraiche che spingono lei e la sua famiglia a fuggire a Londra. Ama una donna, Dorothy Tiffany Burlingher, erede della dinastia statunitense dei Tiffany, anche lei psicologa e sua compagna di vita.
Anna incarna lo spirito delle donne che hanno lottato per affermarsi e veder riconosciuti il proprio talento e la propria identità in una società che minimizza il loro ruolo a quello di moglie e madri.
Lucrezia Lombardo è un’autrice eclettica.
In queste pagine, prima che alla psicoanalista, è alla bambina, alla ragazza, alla donna, che dà voce. Una donna alla ricerca di se stessa, fortemente legata a suo padre, l’unico uomo che abbia mai amato, ma nello stesso tempo capace di realizzarsi al di là della figura paterna, del cognome ingombrante, della morale imperante. Lo fa con una scrittura lineare e al tempo stesso rassicurante, scevra da sentimentalismi lacrimevoli, scegliendo l’escamotage narrativo del memoir epistolare. È, infatti, a Dorothy Burlingher indirizzata la lettera scritta da Anna, ma le sue parole sono anche una sorta di confessione, di analisi spietata di sé e del proprio percorso.
Sebbene l’autrice prescelga il genere narrativo, la verità storica non mai è stravolta. Anzi. La Lombardo è molto attenta nel ricostruire in maniera veritiera gli eventi della Storia e la figura di Anna Freud. Dalla sua scrittura emerge un meticoloso e attento lavoro di ricerca che nulla ha da invidiare alla migliore saggistica.
Un libro che si legge d’un fiato, consigliato a chi vuole scoprire una figura femminile ingiustamente “dimenticata”.
Berggasse 19. Una donna di nome Anna Freud, <strong> </strong>Les Flâneurs Edizioni, collana Le Innominate, 2024, pagg. 135, prefazione di Valentina Di Corcia