Racconto di Antonella Perrotta
Il profumo dei limoni e il vento tra gli olivi nel casale in collina.
Il mare è in lontananza, oltre la china, e schiuma rabbioso. Inghiotte la spiaggia, la possiede, la penetra. I fari di un’auto rompono la penombra della prima sera. Una portiera si chiude e una porta si apre. La Donna scende dall’auto e raggiunge l’Uomo che la attende sulla soglia. Si abbracciano, mentre un bambino si aggrappa alle gambe del padre e sorride alla Donna, offrendole il biscotto smangiucchiato che ha in mano.
La stanza ha le pareti in pietra, un camino, un divano e un tavolo di legno antico. Un pianoforte sta da un lato, una chitarra sta vicino. L’Uomo si siede in terra e inizia a suonare e cantare e le corde vibrano e la voce roca graffia l’aria. Poi, passa la chitarra alla Donna che strimpella e ride, mentre lui la incoraggia a continuare ché è musica del cuore, quella, e alla musica del cuore non bisogna rinunciare. Così, dice.
Due calici di vino rosso, un panino al prosciutto, confidenze, abbracci, mentre la notte scende e il vento sibila tra le fronde e il bimbo si addormenta nella sua stanza con le stelle luminose alle pareti a ricordargli i sogni. Ciglia lunghe e folte sugli occhi chiusi, le sue. Labbra imbronciate, braccia aggrappate al cuscino.
Nella camera di fianco, alla luce fioca dell’abat-jour, i sensi si avvinghiano alla carne, la carne ai sensi e tutto si consuma. Uomo e Donna: compagni, amanti, privilegiati intrusi nelle segrete della reciproca solitudine, sanno ascoltare silenzi che sanno di dolcezza di pianto. E lontane sono le voci di guerra, di sofferenza, malattia e morte, e soltanto umori fluidi si annusano e aliti di vita si ascoltano.
Delirio, questo tempo.
Delirio, queste ore.
Delirio, questa musica e questa voce che graffia l’anima.
Delirio, questi sensi.
Un pacchetto regalo col fiocco bianco sta sul cuscino. L’Uomo lo offre come una promessa e la sua voce vibra come le corde della chitarra.
Pericolosa, questa voce che vibra.
Pericolosi, se spazio e tempo non potranno trovare, questa mano tesa, quest’offerta, questo sentire profondo del cuore, questo peregrinare nei vicoli dell’anima.
La Donna non apre il pacchetto. Scuote la testa, parla, gesticola, ma le sue parole sono lisce, fredde, razionali, linee dritte e decise su un foglio bianco. L’Uomo esce dalla stanza, sbattendo la porta. La sua promessa rimane chiusa nel pacchetto sul cuscino. La Donna si riveste, raggiunge l’auto. Il rumore del motore rompe la pace della collina. La luce dei fari, il buio. L’Uomo resta sull’uscio, guarda lei e scuote la testa. “Sta attenta alla guida, almeno” dice prima di chiudere la porta. L’auto si allontana, la Donna si ferma qualche chilometro più avanti e piange con la testa china sul volante.
Sporca è la vita. Sporca.
Nulla è ordine, nulla è precisione, nulla è dritto e deciso. Non esiste il bianco e nero, giusto e sbagliato. Esiste la passione di vivere. La Donna lo sa, ma la ragione la inchioda.
Disperato, quest’amore nato per caso e morto per ragione o per timore, chissà.
Disperato, questo tempo.
Disperate, queste ore.
Disperati, questi sensi.
Disperate, queste lacrime.
E il cellulare vibra, ma le sue voci non hanno la consolazione degli abbracci e della carne, soltanto suoni, segni, immagini di un tempo ordinario che nulla danno e nulla lasciano. Una bava di luna cola sulla collina. Il bimbo continua a dormire nella sua stanza, suo padre nell’altra, e i cani abbaiano, e i limoni e gli olivi riposano al calare del vento, mentre sul mare la luce di una barca ondeggia appresso alle onde e dice che qualcuno è ancora sveglio e non ha paura dei flutti.
Mentre il giorno è finito.
Già pubblicato su BorderLiber, maggio 2022