Recensione di Antonella Perrotta
Io sono Hotel Garibaldi, l’ultimo romanzo di Marco Proietti Mancini, edito da Ensemble, è ambientato a Napoli negli anni della Seconda Guerra. In un hotel, per la precisione, l’hotel Garibaldi, un microcosmo racchiuso da mura perimetrali che riproduce le stesse dinamiche del mondo al di fuori delle mura. Stessa stratificazione sociale: da un lato, i viaggiatori facoltosi; dall’altro, i lavoranti che tirano a campare e dormono nel sottotetto, “un’intercapedine d’umanità … tra i clienti e il cielo”, pronunciano parole sottovoce per non disturbare, conducono una vita “silenziosa e nascosta … interamente dedicata al servizio.”
La differenza tra il mondo all’interno dell’hotel e quello al di fuori sta nello scorrere del tempo o, meglio, nella percezione del suo scorrere, perché, se fuori avanza la Storia con l’iniziale maiuscola, con le atrocità della guerra e con le speranze che conseguono alla sua fine, nell’hotel il tempo procede sempre uguale, passato che si fa presente e futuro insieme, consumato negli stessi gesti ripetuti giorno dopo giorno.
È all’hotel Garibaldi che dall’amore occasionale tra una giovane cameriera e un cliente di passaggio nasce Otello alias Hotel. Nomen omen: un destino scritto nel nome, il suo.
È lui il protagonista principale del romanzo. Oltre Otello alias Hotel, sua madre, il factotum Angelo che gli insegna a leggere e a scrivere prima ancora di insegnargli il mestiere, Cecilia che gli insegna ad amare seppure per una notte soltanto. E sono protagonisti anche i libri, che gli insegnano a viaggiare tra le pagine e gli fanno scoprire con la mente “tutto quello che dentro l’hotel non c’è … Tutto, meno il mare”, il tempo, la Storia e, soprattutto, lo stesso hotel che resterà per lui l’unica realtà, l’unico mondo davvero conosciuto.
In questo luogo di passaggio che l’ha visto nascere e crescere e da cui si sente protetto, un luogo di tutti e nessuno, tale da poter essere definito un non-luogo, Otello alias Hotel sceglie, infatti, di trascorrere per sempre la sua non-vita, di invecchiare vivendo un non-tempo di solo presente e di futuro inesistente, “senza altri bisogni che quelli delle abitudini quotidiane … senza bisogno di emozioni, di passioni forti e brucianti” ché “non si può sentire la mancanza di qualcosa che non si conosce, non si prova nostalgia per qualcosa che non si è mai avuto …”, rinnegando più volte (ne avrei contate tre e qualcosa ricorda …) la possibilità di andare via.
È un ignavo, un vigliacco, ma il tratto dell’autore è nei suoi confronti tenero sì che non si riesce a giudicarlo, a condannarlo, anzi si ama, gli si tende la mano mentre guarda fuori dai vetri, mentre “frammenti di mille piccole verità gli arrivano addosso da sole… ” e impara “a riparare le malinconie e le tristezze, a coprire la nostalgia che gela l’anima, a usare le parole della speranza“, mentre prova a conoscere altro attraverso i libri. E lo si consola quando perde sua madre, quando s’innamora ma rinuncia all’amore, quando le bombe alleate cadono su Napoli e lui pensa che, se perderà l’hotel, perderà ogni cosa perché l’hotel Garibaldi è per lui “un grande corpo vivente” di cui fa parte “come una cellula, un microorganismo” aggiunto a quelli che già ha dentro.
Lì sta la sua esistenza, l’hotel è la sua stessa esistenza, anche quando tutti se ne saranno andati, anche quando il mondo di fuori sarà cambiato. L’hotel Garibaldi è Otello.
“Io sono Hotel Garibaldi. Lo sarò per sempre … Fuori di lì io non sarei mai esistito.”
Omaggio a Novecento di Baricco, con richiami shakespeariani e la postfazione a firma di Maurizio de Giovanni, in questo romanzo Proietti Mancini disegna una microstoria di personaggi altamente caratterizzati e la incastra nella Storia di tutti. Lo fa con una scrittura tenera, morbida, accogliente, a tratti poetica ma, nello stesso tempo, forte nell’affidarci domande esistenziali importanti: di quanto e quale spazio ha bisogno un uomo per vivere? Dove si rifugia? Cosa conta davvero, a cosa affida il senso della propria esistenza? E quale valore ha il proprio tempo?
Ogni lettore avrà la sua, di risposta. Siamo diversi, in fondo, nel nostro essere tutti ugualmente uomini.
Poetico, coinvolgente, consigliatissimo.
Io sono Hotel Garibaldi, Marco Proietti Mancini, Edizioni Ensemble, 2023, pagg. 160