di Antonella Perrotta
A settembre si smonta l’estate.
Gli ombrelloni si chiudono e s’incappucciano nel cellophane, le sdraio e i lettini si ripongono, mucchi di sabbia si elevano a protezione dei lidi dalle mareggiate. E Saro, Franco, Rita, Luca fanno i conti in cassa ché l’estate a loro dà lavoro.
A settembre si smontano i giorni fatti di luce, di sole, di tramonti, di visioni incerte, offuscate dalla calura che tutto sovrasta, assopisce, addormenta, anche i pensieri, e tutto sembra più semplice quando i pensieri sono assopiti, addormentati, confusi. Lenti. Come le ore.
Settembre ha il sapore del quel che doveva essere è stato, di una parentesi chiusa, del ritorno al prima, dell’attesa della prossima estate, del prossimo quel che deve essere.
A Settembre c’è il lindore dei contorni finiti, del cielo netto, delle stelle a mucchi, del silenzio intorno e tutto sembra più chiaro, nel bene e nel male, e allora sorridi o sospiri, respiri e vai, ché devi ricomporre il tempo sospeso, rimontare i giorni smontati, rimontare le ore, dare forma ai pensieri, tramutarli in azioni.
E nel mentre il mare si riprende i suoi spazi e i suoi tempi, le trombe marine si srotolano nell’aria, le prime piogge abbeverano la terra e portano l’odore del petricore e le foglie s’addormentano con le vesti rosse da regina tra riverberi d’oro.
A settembre, forse, non ti penserò più ché tutto è più chiaro, a settembre.
Come il cielo dopo che ha piovuto.