Recensione di Antonella Perrotta
È uno dei romanzi più belli che abbia letto ultimamente. Parlo di I giorni di Vetro di Nicoletta Verna per Einaudi – Stile Libero Big.
C’è la potenza delle voci (sì, al plurale, non è un refuso); c’è la potenza delle storie, della disperazione, della rassegnazione che si trasforma in coraggio materializzandosi in lotta (personale e armata), degli ideali, dell’amor patrio, degli istinti, della violenza, ma anche dell’amore più profondo.
C’è la potenza della Storia. “In questo romanzo non c’è niente di vero, eppure non c’è niente di falso” dichiara l’autrice.
Siamo in Romagna nel periodo che va dall’uccisione di Matteotti all’indomani dell’otto settembre 1943 fino alla Liberazione. Le storie di Redenta e di Iris s’intrecciano in una narrazione a due voci.
Redenta è un personaggio indimenticabile, forte pur nella sua vulnerabilità. È la scalognata, misera, zoppa e sciancata per via della polio. La “scarogna” la accompagna sin dalla nascita, resa possibile grazie a un “rito magico”. Lei, della “scarogna”, è consapevole, l’accetta, si rassegna, ma, ciò nonostante, riesce a compiere degli atti di coraggio e di generosa compassione che rappresenteranno il senso dell’intera esistenza.
Iris, invece, è la ragazza istruita che compie delle scelte d’istinto e insieme di ragione. Per istinto, ama. Con l’istinto e la ragione, lotta. È una partigiana, una delle donne che hanno contribuito alla Resistenza, affiancando gli uomini nelle operazioni e supportandoli in ogni maniera possibile.
C’é Primo, il padre di Redenta, fascista convinto e infido; c’è il fascista Vetro, così chiamato per via del suo occhio di vetro, marito di Redenta, capace di una violenza raccapricciante e inaudita; e c’è Bruno, cui Redenta è legata sin da bambina, ovvero Diaz – ché Bruno e Diaz sono la stessa persona – cui Iris si lega da adulta; c’è la vecchia e saggia Fafina e c’è la gente del popolo che si nutre di polvere e credenze, affidandosi alle superstizioni, ai riti magici e alle preghiere.
Ci sono la miseria, la guerra, l’amore, la solidarietà, l’odio, la speranza di un futuro diverso, la strada verso quel futuro.
Il romanzo abbonda di riferimenti storici – quali siano, lo chiarisce la stessa autrice – e, sebbene la violenza descritta nelle pagine sia sadica, feroce e possa essere avvenuta in forma diversa, “è del tutto vera”. La capacità della Verna di descriverla e narrarla nelle manifestazioni materiali e nelle ripercussioni interiori è magistrale, come magistrale é la capacità di tenere il filo narrativo degli eventi che s’incrociano e si sovrappongono, snodandosi senza fatica verso un finale a sorpresa.
Quando un romanzo ha una lingua e una carica emotiva così forti da riuscire a toccare le corde più profonde, a narrare destini e a mettere insieme sentimenti contrastanti, riportandoli in maniera sincera e viscerale, allora – secondo me – è un romanzo straordinario.
I giorni di Vetro, Nicoletta Verna, Einaudi, 2024, pagg. 448