Manomissione di Domenico Conoscenti. Intervista all’autore

Sine Pagina Manomissione di Domenico Conoscenti

Da Redazione

È uscito per Il ramo e la foglia edizioni il tuo nuovo romanzo “Manomissione”, potresti presentarti brevemente ai lettori?
Alle note bio-bibliografiche riportate nella bandella aggiungo di avere vissuto sempre in Sicilia, quasi esclusivamente a Palermo, di essere diventato da poco un insegnante in pensione, di non avere una biografia movimentata o interessante.

Perché scrivi, e in particolare romanzi?
Forse è un modo di fare accadere qualcosa che si desidera – un po’ come le pitture nelle caverne dei nostri antenati – o che si teme. Uno sperimentare in vitro l’ignoto di cui si avverte confusamente la presenza. Un modo di riscrivere un finale già avvenuto.

Riguardo alle tue letture, quali sono gli autori o i titoli che ti hanno appassionato, in qualche modo influenzato nella scrittura di questo romanzo?
A parte i grandi Italiani“scolastici”, non solo del Novecento, ho amato molto Morante, Calvino, Malerba… fra i Siciliani, Consolo, Bufalino, l’Horcynus Orca di D’Arrigo… e l’elenco potrebbe continuare, estendersi agli stranieri ed entrare nel dettaglio. Per la poesia, ho amato Montale, Sinisgalli, Sereni,Magrelli… Per letture più recenti rimando alle righe finali della bandella.
Alcuni dei titoli che sento particolarmente importanti, legati a precisi segmenti del mio vissuto (che forse è un altro modo di rispondere alla prima domanda) sono: Maurice e alcuni racconti di La vita che verrà (Forster), L’isola di Arturo (Morante),Camere separate (Tondelli), Quando Chicco si spoglia sorride sempre (Severini), L’Opera al nero (Yourcenar), Atti impuri e Amado mio (Pasolini), Ballo di famiglia (Leavitt), Ernesto (Saba), Luoghi naturali (Fortunato), I Neoplatonici (Settembrini), Mario e il mago (Mann), La grande sera (Pontiggia), Acqua dolce, acqua salata (Russell), le Poesie diWilcock e quelle di Penna, La voce a te dovuta di Salinas.

C’è uno stile compositivo che ti caratterizza?
Non saprei, di sicuro non ho un modello compositivo: lo vado sviluppando volta per volta, come è accaduto nel primo romanzo e, in maniera più evidente, nei singoli racconti. In “Manomissione” ho alternato alla ricostruzione “neutra”, oggettiva dei fatti nei capitoli dispari, l’intervento in quelli pari di una voce in prima persona con varie finalità, fra cui raccordare gli eventi fra loro, colmare i vuoti lasciati dal nudo resoconto e aprire spiragli sul mondo interiore di alcuni personaggi. Un tentativo di mettere in relazione, senza spezzare o sconvolgere il filo degli eventi, quello che un tempo si diceva “personale e politico”.

Cosa ti ha spinto a scrivere “Manomissione”? Perché questo titolo? Quali sono i temi che tratti?
Il titolo che avevo in mente era in realtà “Prove tecniche di manomissione”, abbandonato per la forma più sintetica. Si riferisce alla reazione di un gruppo clandestino ai piani governativi di controllo della comunicazione e dell’informazione. A questa si affianca un’ulteriore differente accezione che emerge a circa metà della trama. La spinta alla scrittura è scaturita da una commistione di sconforto e di rabbia per un evento che ha chiuso drammaticamente e (si direbbe) definitivamente un lungo trentennio di partecipazione democratica.

Quanto tempo hai impiegato per scrivere questo libro? Ci racconti la sua genesi?
Ho impiegato quattro anni per scrivere la prima stesura, in forma di romanzo distopico, pubblicata a pagamento una decina di anni fa. Mi sono poi dedicato ad altre scritture e l’ho ripresa nel corso degli ultimi tre-quattro anni. Ho via via abbandonato la forma distopica e creato una variante, appena trasfigurata dall’immaginazione, dell’Italia dell’inizio del nuovo millennio, nella quale ho innestato elementi cronologicamente sfalsati (per il lettore, non per i personaggi), per mettere in evidenza analogie o corrispondenze fra i movimenti degli anni settanta e quelli no-global confluiti al G8 di Genova. Si è creata così una sorta di continuativa, anomala ucronia (o discronia, altrettanto anomala), visibile fin dal capitolo iniziale. Ho sfoltito la stesura precedente di episodi collaterali e di un eccesso di impeto polemico, ne ho di fatto riscritto la trama e i dialoghi, anche riarticolando i rapporti fra i personaggi. E nuova e, inevitabilmente, più consapevole, è stata la cura del livello espressivo e formale.

Che cosa ti aspetti da questa tua pubblicazione?
Non saprei. Mi piacerebbe, banalmente, che “Manomissione” giungesse a molti lettori.

Ci sono dei lettori a cui pensi che il libro possa particolarmente interessare?
Forse a quelli che apprezzano la compresenza di generi diversi nello stesso testo, nel caso in questione oscillante fra romanzo giallo, distopico-discronico estorico, pur nel consapevole sabotaggio di alcuni dei loro principi costitutivi. E a quelli che ritengono che anche un testo di invenzione possa delineare, proprio in quanto tale, coi suoi peculiari strumenti, una forma di verità molto vicina al reale.

Cosa può convincere un lettore incerto a leggerlo?
Penso che basti quanto scritto finora. Con l’avvertenza finale che ogni libro è diverso dal discorso che su di esso può farvi l’autore. In questo caso, direi, che è senz’altro migliore della sua presentazione.

Hai qualcosa da aggiungere?
Sì. Ringrazio Giuseppe Girimonti Greco per avere apprezzato e suggerito “Manomissione” agli editori, e questi per gli spunti critici offerti sul testo.

Manomissione, Domenico Conoscenti, Il ramo e la foglia edizioni, 2025, pagg, 224

Condividi se ti è piaciuto
Picture of Chi sono

Chi sono

Mi chiamo Antonella Perrotta. Nasco in Calabria la sera che precede il Lammas da madre siciliana e padre calabrese. Osservo, ascolto, leggo, scrivo, amo la Storia e le storie, il narrare e il narrarsi, ma non sopporto il chiasso e il chiacchiericcio. Sono autrice dei romanzi Giuè e Malavuci (Ferrari Ed., 2019, 2022) e di racconti pubblicati in volumi collettanei, blog e riviste. Performer dei miei testi. Fondatrice del blog Sine pagina.
Se ti va, puoi seguirmi sui miei profili social.

antonella perrotta - Sine Pagina

Chi sono

Mi chiamo Antonella Perrotta. Nasco in Calabria la sera che precede il Lammas da madre siciliana e padre calabrese. Osservo, ascolto, leggo, scrivo, amo la Storia e le storie, il narrare e il narrarsi, ma non sopporto il chiasso e il chiacchiericcio. Sono autrice dei romanzi Giuè e Malavuci (Ferrari Ed., 2019, 2022) e di racconti pubblicati in volumi collettanei, blog e riviste. Performer dei miei testi. Fondatrice del blog Sine pagina.

Se ti va, puoi seguirmi sui miei profili social.

POST RECENTI
Torna in alto