Recensione di Antonella Perrotta
Una storia familiare nella Napoli “Liberata”
La Grande Sete, edito da Garzanti, è il romanzo di esordio di Erica Cassano.
Ambientato a Napoli nel 1943 e ispirato alla storia vera della nonna dell’autrice, riporta il lettore a un periodo cruciale della Storia del nostro Paese, il periodo della Liberazione dal regime fascista che, con lo sbarco degli Alleati ebbe inizio in Sicilia e in Calabria nel corso delle famose Operazioni Husky e Baytown, per proseguire nel resto del Sud Italia e nell’intera penisola.
La sete, la Grande Sete, (a causa della rottura dell’acquedotto ad opera dei tedeschi in fuga) dei napoletani in quei giorni, l’insurrezione del popolo in quelle che passarono alla Storia come Le Quattro Giornate di Napoli, la fame e la miseria, il mercato nero, i bombardamenti e la fuga nei rifugi, l’arrivo degli americani e l’accoglienza festante della popolazione, il lavoro presso la base militare di Bagnoli, i dispersi e coloro che, invece, fanno ritorno come cristi resuscitati: sono questi gli elementi della Grande Storia in cui si muove la storia familiare di Anna, la protagonista.
È Anna la voce narrante, la testimone degli eventi.
Una ragazza apparentemente fragile, che patisce le brutture e le paure della guerra, e vede la sua famiglia sfaldarsi per la perdita del padre fino a coltivare il sogno di trasferirsi in America al braccio di un soldato americano.
Un personaggio, invero, dalla forza straordinaria, poiché, tra dubbi e domande, riesce con coraggio non solo a sostenere la famiglia, ma a darsi proprie risposte mantenendosi fedele a se stessa, così diventando – alla fine di un travagliato percorso d’emancipazione – una donna matura e consapevole.
La Grande Sete è pure la sua, e non è sete d’acqua, ma sete di libertà, di indipendenza, di sapere.
Anna, che porta con sé la grammatica inglese, che coltiva il sogno – interrotto dalla guerra – di studiare all’Università, è il simbolo del vero riscatto e della vera emancipazione affidati, più che all’avanzata di uno straniero “Liberatore”, alla coscienza, al libero pensiero e al libero agire della persona.
Il racconto familiare parla a tutti, ma soprattutto si fa esempio di crescita personale, in cui sono i valori universali della solidarietà, dell’amore, dell’amicizia e dell’indipendenza, raggiungibile attraverso la conoscenza e l’istruzione, ad essere difesi.
L’impianto narrativo è solido, nonostante la complessità delle vicende, che paiono intrecciarsi e aggrovigliarsi, come i vicoli in cui accadono, per districarsi in un finale inatteso e maturo.
I personaggi della narrazione sono ben costruiti, ben ri-costruito il contesto storico, potenti ed efficaci le immagini, vibranti i luoghi. Napoli è essa stessa protagonista, ha una sua fisicità rivelata dai vicoli bui, dal mare che prova a dissetare gli Assetati, dal Vesuvio che brontola senza distruggere, dai rifugi sotterranei. Ed ha anche un’anima che si svela con le preghiere, la fede, le superstizioni, la credulità popolare che trasforma in miracolo ogni evento inatteso, la crudeltà del malaffare che sa affiancarsi alla solidarietà.
Pagine intense, queste, di Erica Cassano che ci ricordano quanta distruzione contenga la guerra, quale e quanto è stato il peso della Liberazione e riportano a un’altra potente narrazione, quella della Morante ne La Storia.
Pagine corali di dolore, di legami familiari, di amore, di amicizia, di sogni, per non smettere mai di credere che nulla è immutabile e impossibile, ma può migliorare.
Basta volerlo. Basta avere sete di libertà, di verità, di giustizia, di amore, di sapere. E basta non rinunciare a lottare per soddisfarla.
La Grande Sete, Erica Cassano, Garzanti editore, 2025, pagg. 373
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