D’olio e di miele di Giulia Rita Colacicco

Sine pagina - D’olio e di miele di Giulia Rita Colacicco
Particolare tratto dalla quarta di copertina: Bianca Dall’Osto, Oiled honey, china su carta

Recensione di Antonella Perrotta

D’olio e di miele, edito da Divergenze, è la dimostrazione che il talento è innato. O si ha o non si ha. E Giulia Rita Colacicco di talento ne ha da vendere, pure se ha solo diciassette anni e frequenta ancora il liceo.

S’intuisce già dalle prime pagine in cui descrive Santeramo in Colle, nel barese, dove si svolge la narrazione “… con la murgia che lo teneva nel grembo, arrampicato su colli verdi dai profili dolci, fra le gonne delle campanule e gli imponenti legnosi steli delle ferule e degli asfodeli, e una cortina di ulivi e di ciliegi a cingere l’orizzonte.le strade affluenti dei tre corsi principali sfumavano in tratturi tortuosi, infarinati di polvere e ghiaia come teglie non ancora pulite …”.

Ne si ha conferma quando ci s’immerge nelle vicende della famiglia Fiorentino, una famiglia di carbonai che vive in un magazzino con una tenda per porta.
Lucia, l’unica a fare il mestiere di lavandaia, innamorata di Carmelo, il figlio del macellaio, “pregiato come l’olio buono”; Rosa, sua madre, contraria a questa relazione nella convinzione che a sua figlia sia stata fatta una fattura d’amore; Giacomo, il padre, che ne è invece entusiasta e sogna di accompagnare sua figlia all’altare; don Oronzo, il parroco bonario e mediatore; Lina, la pettegola invidiosa e sua figlia, la gelosa Concetta, sono i protagonisti di una narrazione che, come chiarisce la stessa autrice, si rifà al metodo manzoniano e mira a rappresentare il guazzabuglio del cuore umano.

I personaggi sono fortemente teatralizzati e caratterizzati.
I toni, ironici. Gli stati d’animo, portati in scena con una forza dirompente. I dialoghi sono veloci, verosimili, spontanei, e si avvalgono con naturalezza dell’uso del dialetto. Questo fa sì che il lettore sia catapultato in una vera e propria commedia degli equivoci dal finale esilarante.

In un romanzo breve, l’autrice riesce abilmente a mettere insieme la rigorosità della ricerca storica ed etnografica (delle fonti dà contezza in una nota introduttiva su cui vale la pena soffermarsi), i canoni narrativi del racconto di tradizione vernacolare, la cura e la raffinatezza del linguaggio, l’ilarità della commedia. Con leggerezza affonda nell’animo umano, anche nelle sue brutture e nelle sue viltà, nelle dinamiche sociali e familiari, regalando ai lettori pagine colte e originali pur nel solco della tradizione.

Da segnalare la cura editoriale. Come tutti i volumi editi da Divergenze, le illustrazioni interne e i materiali utilizzati, dalla copertina alla carta all’inchiostro, sono pregiati. Rari, se non unici, nel panorama editoriale.

D’olio e di miele, Divergenze editore, collana I Fuoriserie, 2024, pag. 72

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Chi sono

Mi chiamo Antonella Perrotta. Nasco in Calabria la sera che precede il Lammas da madre siciliana e padre calabrese. Osservo, ascolto, leggo, scrivo, amo la Storia e le storie, il narrare e il narrarsi, ma non sopporto il chiasso e il chiacchiericcio. Sono autrice dei romanzi Giuè e Malavuci (Ferrari Ed., 2019, 2022) e di racconti pubblicati in volumi collettanei, blog e riviste. Performer dei miei testi. Fondatrice del blog Sine pagina.
Se ti va, puoi seguirmi sui miei profili social.

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Mi chiamo Antonella Perrotta. Nasco in Calabria la sera che precede il Lammas da madre siciliana e padre calabrese. Osservo, ascolto, leggo, scrivo, amo la Storia e le storie, il narrare e il narrarsi, ma non sopporto il chiasso e il chiacchiericcio. Sono autrice dei romanzi Giuè e Malavuci (Ferrari Ed., 2019, 2022) e di racconti pubblicati in volumi collettanei, blog e riviste. Performer dei miei testi. Fondatrice del blog Sine pagina.

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