Accadde a Maggio di Rita Pelliccia

Sine Pagina - Accadde a Maggio di Rita Pelliccia

Recensione di Antonella Perrotta

Siamo a Subiaco nel 1920, in una società minuta e contadina, segnata da codici sociali non scritti ma profondamente interiorizzati, succube di una “morale” condivisa in cui il rispetto dei compaesani conta più di quello per se stessi e l’opinione altrui conta più della propria, soprattutto se è quella di una donna. “… il parere delle donne contava molto in quella comunità, come d’altronde in tutte le comunità rurali che aveva conosciuto, molto di più che nelle realtà cittadine.”

Su questo sfondo si muove Annetta, la protagonista, giovane acuta e inquieta, di “graziosa intelligenza”, “mente libera e un po’ anarchica”, “un mistero glorioso” persino per sua madre.

La comunità la giudica “strana” perché prova a scardinare gli stereotipi comuni nutrendo dubbi e ponendo domande cui nessuno sa rispondere.
Animata da una curiosità che “le viveva dentro e non poteva farla tacere”, Annetta non si accontenta delle “spiegazioni convenzionali o di circostanza che venivano dalla passiva accettazione della tradizione, non le bastava quella superstiziosa e favolistica conoscenza che le proponeva il mondo ristretto a cui apparteneva.”  Lei “cercava la vita senza aspettare che la vita trovasse lei” perché “il suo orizzonte era più alto di quello di tutti loro.”

Tuttavia, Annetta è consapevole che il suo destino è destinato a consumarsi nella comunità in cui è nata e cresciuta. Non ama la campagna né lavorare la terra, ma sa “che questa rappresentava una parte della sua vita.”

La morale di cui è imbevuta finisce per condizionarne l’innato spirito libero, sì che lei stessa ne diventa vittima e, non sottraendosi alle aspettative sociali, agisce compiendo scelte che confermano il peso delle stesse dinamiche su cui s’interroga.

Rita Pelliccia, in Accadde a maggio (Edizioni Ensemble), intreccia una storia d’amore tenera e disperata, di sensi di colpa e di perdono, ricreando il mondo rurale, stretto nelle maglie dei giudizi sociali, attraverso una narrazione ricca e dettagliata, che non cerca l’immediatezza, ma segue il passo lento e misurato della memoria, quasi a volerci far vivere non solo lo spazio, ma anche il tempo dell’epoca.

È un affresco memoriale fedele, in particolare, al contesto popolare femminile e ai condizionamenti sociali dell’epoca, che – come dichiarato dalla stessa autrice – omaggia le radici, anche attraverso il ricorso nei dialoghi al subbiacciano, “inteso come lingua, ma anche come essere umano.

La prosa è densa, descrittiva, carica di sfumature, meditativa, attenta ai moti interiori dei personaggi. Restituisce ambienti, emozioni e tensioni e si muove con coerenza all’interno di un impianto narrativo tradizionale, scegliendo di raccontare la forza dell’amore e del perdono e di rappresentare un passato ancora capace di interrogare, silenziosamente, il nostro presente.

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Chi sono

Mi chiamo Antonella Perrotta. Nasco in Calabria la sera che precede il Lammas da madre siciliana e padre calabrese. Osservo, ascolto, leggo, scrivo, amo la Storia e le storie, il narrare e il narrarsi, ma non sopporto il chiasso e il chiacchiericcio. Sono autrice dei romanzi Giuè e Malavuci (Ferrari Ed., 2019, 2022) e di racconti pubblicati in volumi collettanei, blog e riviste. Performer dei miei testi. Fondatrice del blog Sine pagina.
Se ti va, puoi seguirmi sui miei profili social.

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Mi chiamo Antonella Perrotta. Nasco in Calabria la sera che precede il Lammas da madre siciliana e padre calabrese. Osservo, ascolto, leggo, scrivo, amo la Storia e le storie, il narrare e il narrarsi, ma non sopporto il chiasso e il chiacchiericcio. Sono autrice dei romanzi Giuè e Malavuci (Ferrari Ed., 2019, 2022) e di racconti pubblicati in volumi collettanei, blog e riviste. Performer dei miei testi. Fondatrice del blog Sine pagina.

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