Racconto di Antonio Danise
Combatto da anni con l’aridità mentale.
La chiamo così ma non so se veramente si possa definire aridità, né tanto meno mentale, l’incapacità di immaginare.
Quando esco vedo tante cose, ad esempio un’agenzia immobiliare e nella vetrina un catalogo delle case in vendita o in affitto. Poco più avanti, sul davanzale di una casa, un mazzo di chiavi, forse di auto. Poi, di fronte, un signore che mi ricorda qualcuno che devo aver conosciuto tanti anni fa, anche se non saprei dire dove.
Penso che la memoria, o la mancanza di memoria, potrebbe essere la causa dell’aridità di cui sopra. Se incontro una donna, però, soprattutto se giovane, ecco che i pensieri decollano. Cioè, l’immaginazione non latita in questo caso. Sono storie di scopate interminabili quelle che mi faccio.
Ma non era di questo che volevo parlare, sempre che ci sia qualcuno disposto ad ascoltare.
Solo che i pensieri girano e rigirano intorno a quest’idea fissa. Che però non ho ancora capito se riguarda l’incapacità di inventare storie, o piuttosto la ripetitività, un po’ tediosa, oltre che noiosa, di storie legate esclusivamente al sesso.
C’è un foglietto appiccicato su un muro,una scrittura a mano piuttosto incerta, con un annuncio relativo a una casa, e un numero di telefono. Mi viene in mente che potrei chiamare, potrebbe scaturire una storia interessante, ma nel frattempo
mi viene incontro un’orientale, che mi dice qualcosa a proposito di quell’annuncio, in un miscuglio di lingue che non riesco a interpretare.
Le chiedo informazioni sulla casa, quanto è grande, di quante stanze è composta, ma niente, non riusciamo a intenderci. Ringrazio, saluto e proseguo nella mia camminata. Non che mi interessava comprare o prendere in affitto una casa, ma poteva essere una buona occasione per imbastire una trama.
Dovrei approfittare di questi incontri del tutto casuali per smuovere la capacità di immaginazione. Quella donna poteva diventare il personaggio di una storia da scrivere. Non avevo un progetto in testa ma potevo farmi aiutare da lei, dalle sue difficoltà di esprimersi in italiano, dalla necessità di affittare, o prendere in affitto, non l’ho capito bene, una casa.
Lei, che in qualche modo prova a farsi capire, che mi invita a gesti, che probabilmente sta dicendo: “Vieni, la casa è quella là in fondo alla strada, te la faccio vedere, se ti piace possiamo metterci d’accordo”, e a quel punto cosa avrei fatto? Ovviamente l’avrei seguita e avrei fatto in modo di rimanere il più possibile insieme a lei.
Poi, una volta entrati, intanto che illustrava le caratteristiche della casa, le avrei chiesto se potevo usare il bagno (chissà perché avevo bisogno del bagno per un’operazione che avrei potuto fare in una stanza qualunque), inventandomi un bisogno improvviso, e avrei colto la palla al balzo per spogliarmi e farmi trovare nudo davanti a lei che, a quel punto, davanti al fatto compiuto, avrebbe capito le mie reali intenzioni e non avrebbe esitato a spogliarsi, e avrebbe afferrato il mio braccio (quello destro o quello sinistro, questo dettaglio l’avrei deciso dopo) accompagnandomi in camera da letto, dove saremmo rimasti tutto il giorno, se la scena si svolgeva di mattina, o tutta la notte se invece era già sera, a scopare infinitamente come avevo deciso fin dal primo momento.
Possibile che quella donna abbia accettato tutto questo solo per assecondare o compiacere il bisogno di una persona a lei del tutto sconosciuta?
Eppure sembrava che mi stesse aspettando chissà da quanto tempo, e io capitato da quelle parti come per magia. Come fosse tutto già scritto.
Ma forse, quel foglietto l’avevo scritto proprio io. Avevo anche imitato una grafia alquanto stentata, l’avevo messo lì apposta sul suo cammino per poter scrivere questa storia.
Altrimenti sarei ricaduto nuovamente nella depressione per l’incapacità di sviluppare un’immaginazione qualunque.
Antonio Danise nasce a Reggio Calabria, ma si trasferisce per studio e lavoro prima a Milano e poi a Firenze, dove tutt’ora vive e lavora come impiegato pubblico. Ha pubblicato: Articolazioni (2023), romanzo a quattro mani con l’artista Costantino Giovine; La signorina Maria (Porto Seguro, 2021); Passaporto per Capo Verde (2008), raccolta di racconti sulle sue esperienze di viaggio a Capo Verde nel corso di sei anni.